A inizio ottobre sono andato in Sardegna, a porto Pino per la precisione, ospite dalla mia amica Miriam.
Siccome sarebbe stata una settimana di relax totale, ho lasciato a casa computer, tablet, e anche qualsiasi fotocamera digitale.
Ho portato solo la mia vecchia Fujica ST605N, un Revuenon 28mm f/2.8, un rullino di T-Max 400 a metà, qualche Portra 400 e qualche Tri-X 400. Più l’iPhone per foto varie.
Sì, in Sardegna si mangia bene
Zero pensieri, perché per farmi pochi problemi e pensare solo a divertirmi ho anche tolto la pila dell’esposimetro, così l’esposimetro sono io (e sono contento perché erano praticamente tutte esposte bene, con un po’ di pratica si fa tutto).
Ho portato solo la macchina analogica perché sono paranoico, odio la sabbia vicino alle mie fotocamere e la Fujica invece, oltre a essere del tutto meccanica, mi dava l’idea di poter sopportare qualsiasi abuso.
E me ne ha dato anche prova a Carbonia: cadutami dalla spalla, dopo aver sbattuto sul cemento, era illesa. L’obiettivo faceva (adesso ha quasi smesso) un po’ di CRRHGFTTD mentre mettevo a fuoco, ma funzionava tutto. Ah, bei tempi.
La scocciatura è stata una volta tornato: non ho una camera oscura, e se ce l’avessi non avrei abbastanza manualità per usarla bene, perciò ho portato i negativi in un laboratorio per lo sviluppo, e tanti sono tornati rigati. Rigati. Che nervoso (si vede bene dalle foto).
Per la scansione mi sono fatto prestare l’ottimo Reflecta ProScan 10T dall’amico Marco Parollo.
Ci ho messo circa mezza scansione a capire che non è roba per me: al di là di fare le foto esposte bene senza esposimetro, in analogico non so fare nulla. Altri tempi, altre mani.
Tutta la scansione è stata un’agonia, per me: ci si mette un casino, i negativi devono essere pulitissimi, i tiff pesano un casino, i negativi arrivano dal laboratorio non in ordine. Per un paranoico dell’ordine digitale come me, è un incubo.
Senza contare poi l’impossibilità, almeno per me, di ottenere risultati coerenti in quelle a colori.
Insomma, d’ora in poi scatterò in analogico solo quando non posso/voglio scattare in digitale, tipo in riva al mare con la macchina fotografica sulla sabbia.
Detto questo, ecco il mio kit per la Sardegna, e poi via alle foto.
Le prime in bianco e nero sono scattate su T-Max 400, poi quelle a colori sono su Portra 400 e in bianco e nero su Tri-X 400.
In furgone coi miei verso la stazione.
Stazione di Parma.
L’affollato aeroporto di Parma.
L’atterraggio a Cagliari, magnifico tramonto, scelta geniale la pellicola in bianco e nero.
Finalmente mare.
Il simbolo della pace sulle dune della spiaggia di Porto Pino, che confina con una delle tante vergogne d’Italia, la base NATO di Teulada.
Io sono abituato a Marina Romea (Ra), o nei giorni migliori Casalborsetti (Ra), è un po’ uno shock questa roba qui.
Zona militare, divieto d’accesso, sorveglianza armata. Bestemmie.
Dalla strada, uno dei tanti ingressi della base NATO.
Ecomostro.
Fanculo, vado al mare.
Ospedale di Carbonia.
Padre Pio all’ospedale, reparto maternità.
Pecore ovunque.
Cagliari.
“Horses are not bus”
NO BASI
Porto Pino.
Carbonia.
Via Littoria.
Traghetto verso la bellissima isola di Carlo Forte.
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